

(Guy Lardreau e Christian Jambet – L’Ange)
No, non ne consiglio la lettura per il tempo libero, perché non lo si può considerare un “libro di compagnia” da portare al parco o in borsetta per leggere durante la pausa pranzo, e anche come lettura serale dopo cena potrebbe risultare pesante fino ad influire sulla digestione.
Perché poi io inserisco questo post nella categoria “demonologia” se è un trattato di angeologia?
Recensisco Dionigi e le Gerarchie Angeliche perché anche oggi in demonologia da queste nove gerarchie si parte; cioè ci sono demoni Virtù, Potestà, Dominazioni, Pricipati, Serafini… poiché da questo testo si è a larghe mani attinto.
E, chi è questo dal nome così strano?
Ci restano molte sue opere, fra queste la Teologia Mistica, i Nomi Divini e il Corpus dionysiacum, una raccolta di scritti che comprende anche la Gerarchia Celeste. Da subito stimatissimo, Dionigi riscosse ammirazione da parte del patriarca monofisita Severo d’Antiochia (Sozopoli, 465 circa – 8 febbraio 512), nell’Occidente medievale l’alta stima dei papi Gregorio Magno e Martino I, Del Venerabile Beda, di Scoto eriugena che per primo nell’858 lo tradusse in latino, di Ugo di San Vittore, di Roberto Grossatesta, dei mistici domenicani Taulero, Suso e Meister Eckhart, di San Tommaso e della Scolastica, dello stesso Dante (proprio per l’angeologia), dell’agostiniano fiammingo Jan van Ruysbroeck e più tardi del benedettino Ludovico di Blois, di S. Giovanni della Croce, ecc. La fama del Corpus dionysiacum poi, gli valse fra il IX e il XVII secolo, una quindicina di traduzioni latine e un gran numero di commenti.


La gerarchia celeste stessa è un’immagine da focalizzare ma poi si deve guardare all’intero discorso. In un certo qual modo gerarchia richiama la nozione di ordine; è il tessuto strutturale, è l’esplicitazione delle relazioni che legano la struttura.
E’ un insegnamento: la società umana è gerarchica proprio come quella angelica, e per chi è nella gerarchia “la perfezione consiste nell’elevarsi, secondo le proprie forze, alla imitazione del Divino e, come cosa più divina di tutte, nel diventare collaboratore di Dio“. Quel che vuol dire, sempre riducendo all’osso è che ad ognuno è dato di imitare Dio secondo la propria condizione, per amicizia reciproca (il concetto di amicizia è molto più centrale ed importante di quanto si possa sospettare).
La gerarchia angelica è raccontata per spiegare che se qualcosa di unitario è costituito di parti, occorre anzitutto che le parti convengano tra di loro; è così per tutto il mondo materiale, per l’uomo (alle elementari mi insegnavano il discorso di Menenio Agrippa quando spiegava l’ordinamento sociale romano paragonandolo agli organi del corpo umano che collaborano, adattandosi reciprocamente fra di loro), è così per le parti dell’universo e per le realtà non visibili, secondo una comunione universale che non dissolve le diversità, così il superiore è nell’inferiore per partecipazione e l’inferiore è nel superiore per eminenza o eccellenza. Omnia in omnibus.
E, osando pronunciarmi con un’idea che non si è mai sentita prima, in riferimento a questo scritto di Pseudo Dionigi, alla fin fine tutto è un enorme mandala o come invece ha scritto lui “Perciò tutti gli esseri partecipano alla Provvidenza che scaturisce dalla sovressenziale Divinità, che di tutto è causa“.
Ecco le gerarchie per Pseudo Dionigi, uso fra virgolette le sue stesse parole, cioè di autore del V secolo più le mie abborracciate spiegazioni.
Primo ordine (o coro) sono le Intelligenze contemplatrici.
Serafini (dall’ebraico coloro che bruciano, coloro che riscaldano) sono i più vicini al Principio divino, hanno “la capacità di render simili a se stessi i subordinati, elevandoli energicamente, facendoli ribollire ed infiammare fino ad un calore uguale al loro, il potere catartico simile alla folgore e all’olocausto, la natura luminosa e risplendente che mai si occulta e che è inestinguibile, fugatrice di ogni tetra oscurità“.
Cherubini (sempre dall’ebraico pienezza di conoscenza, effusione di saggezza), spiegando con i termini che usa Pseudo Dionigi Areopagita, il loro potere è quello di conoscere i misteri e contemplare la dignità del Principio divino nella sua potenza originaria. Hanno il dono della saggezza e lo comunicano “a quelli del secondo ordine con un’effusione della saggezza ricevuta“.
Troni (cioè che siedono in modo saldo e ben fondato, su troni come giudici) “trascendono in modo puro ogni vile inclinazione, che si elevano verso la vetta in modo ultraterreno, che fermamente si ritraggono da ogni bassezza” “accolgono ciò che discende dal Principio divino con una calma tutta immateriale“, del tutto impassibili, stoici praticamente.

Ogni nome di questi cori Intelligenze indica sommariamente il loro carattere, perché ogni angelo (e ogni demone) ha la sua psicologia, il proprio modo di essere (la propria forma, ma in senso filosofico). La funzione gerarchica delle Intelligenze celesti consiste nell’accogliere da chi ha di più, per elevarsi, e trasmettere a chi ha di meno, per elevarlo (tutto consensualmente, per amicizia, e reciproche volontà).
Pseudo Dionigi Areopagita ricorda più volte nel trattato che comunque queste Intelligenze non sono suscettibili di rappresentazioni materiali e noi ce le immaginiamo completamente diverse da quello che sono perché sfuggono alla nostra comprensione.
Nella demonologia si procede su questa falsa riga, e un demone superiore può forzare e costringere (qui per inimicizia) uno inferiore. Naturalmente anche per i demoni, queste sono solo immagini, e comunque Pseudo Dionigi Areopagita nel suo famoso Gerarchie celesti non fa alcun accenno ai demoni.
QUI il testo su Ibs Dionigi l’Areopagita – Gerarchie angeliche
nota: sono una blogger della domenica, e il tempo a disposizione è quel che è. La prossima settimana spero di completare la recensione e spiegazione. Anche se ho attinto dal testo originale usando i suoi termini e frasi virgolettate per far parlare l’autore, le spiegazioni sono farina del mio sacco, se sono astruse, la colpa è tutta mia.
d’altronde prima di anche solo accennare alle gerarchie infernali, da quelle celesti bisognava iniziare…
Bloody Ivy
Attendiamo il resto, allora
🙂 così mi spronate, grazie
Ti ho taggata qui: https://ricettedacoinquiline.wordpress.com/2016/04/03/lauto-che-vorrei-tag/#more-9947 😛
interessantissimo, aspetto il seguito 🙂
grazie 🙂
Mmm… veramente interessante. Tempo fa (mooolto tempo fa) mi ero interessato di angeli, spiriti e demoni ma basandomi soprattutto sui testi di Pietro d’Abano e Agrippa -non Menenio, l’altro 😉
Aspetto il seguito (e nel frattempo andrò a curiosare nella sezione di demonologia del blog…)
beh ho appena iniziato i post, ne scrivo uno a settimana e anche su altri argomenti, vedremo come andrà e quanto ci metterò. Uhm in realtà i testi di Agrippa per tradizione popolare andrebbero solo passati di consegna, dall’anziano al giovane apprendista designato… un po’ come facevano i benandanti. E’ un argomento vastissimo, immenso vediamo come riuscirò a portarlo avanti. grazie ciao
Ciao bello il tuo blog…. Grazie per essere diventata follower di Fashionizeblog e complimenti per la Storia etimologica del carnevale…. Io sapevo la versione di “carrus navalis” il nome con cui i romani chiamavano un carro a forma di nave sul quale trasportavano Iside come simbolo di fertilitá nel periodo pre-primaverile e anche li seguiva il digiuno, per assicurarsi il favore della dea.
grazie, e anche per il commento davvero interessante
Interessante…mi piace l’immersione in argomenti dei quali ho solo una conoscenza molto superficiale…grazie
robert
grazie a te. questo commento mi rincuora 🙂
ben fatto. grazie per il tuo impegno.