Ciò che Abbellisce il Deserto è che Nasconde un Pozzo
“Ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo”
A. de Saint-Exupery

È saggio mettersi ad ascoltare chi ne sa di più piuttosto che dar retta a chi ne sa di meno.
È un assioma, cioè non ci piove sopra.
Ma bisogna prendersi un po’ di responsabilità per scegliere a chi dar retta e chi non ascoltare, perché seguire Tizio non è come seguire Caio e a dar retta a Sempronio ci si può “incasinare assai” la vita, la mente, i giudizi che quasi sempre sono pre-giudizi.
Perché qualsiasi cosa in grado di cambiare la nostra visione del mondo, cambia il nostro mondo.
Spesso la ingarbuglia di più ed è un bene perché ci sollecita a fare un po’ di ordine e, è risistemando che si trovano le cose.
(Oddio, mi esprimo come i cartigli dei Baci Perugina, vero? Sto scrivendo di getto…)

È come indossare occhiali con lenti diverse; ci sono quelli “degli indiani”, con le lenti da Occhio di Falco, Sguardo d’Aquila, che danno una visione lucidissima ma devi già possedere una vista di 10 decimi, ci sono le lenti per miopi, per daltonici che ti risistemano la visione dei colori, per orefici o chirurghi che ti ingrandiscono il particolare che ti interessa, per gli astronomi, e persino gli occhiali per farti stare in un mondo di realtà aumentata, virtuale, dove si vedono cose, personaggi che non ti apparirebbero senza quelle lenti (sto parlando per metafore e quindi possono essere ricordi, idee ossessive, astio o dipendenze affettive…) o comunque non con quella “deformazione”.

Si cercano occhiali con lenti che facciano vedere quello che vedono le persone che fanno parte del nostro gruppo. Per cameratismo (che non è una brutta cosa), per un senso di sicurezza (se in tanti la pensano così allora posso tranquillizzarmi e smettere di pensarci troppo perché di certo siamo nel giusto… Sì, come no!? Bravo merlo!) e perché fare parte del proprio gruppo richiede l’assimilazione nel sistema di credenze ideologiche del “branco” (gruppo, popolo, esercito, ceto sociale, genere sessuale, eccetera, eccetera).
Un pregiudizio istintivo a favore del proprio gruppo e la sua visione del mondo è profondamente radicata nel comportamento umano.
Io d’altronde non sono da meno, anche io indosso i miei occhiali personali. Sto cercando, indagando ma la strada è ancora mooolto lunga.
Sono perfino in un gruppo, virtuale e con l’unico scopo di valutare idee, anche perché siamo quattro gatti pazzi, nerd noiosi, pignoli ed antipatici, dispersi per tutto il pianeta.
Mia figlia si diverte con i giochi di strategia e non, quelli da tavola e la mamma… fa lo stesso, anche se ancora non se ne rende conto, probabilmente (mamma incosciente che sono).

Anche io quindi sono intrattenuta in un’identità, confinata da convinzioni e credenze anche se cerco di continuare ad indagare perché io non sono mica solo quella che penso di essere e il mondo non è solo ciò che finora ho compreso.
(Ho versato della grappa nel latte, precauzione anti-influenzale è la scusa ma, credo che avrei scritto la stessa cosa anche senza alcol).
Insomma, cerco di non restarci immersa. Galleggio!
OK magari un termine usato da Penny Wise, il pagliaccio di IT, non è il massimo per spiegarmi… riproviamoci 😉
Cerco di non restarci troppo attaccata, cosa che alla fine diventa uno stile di vita: continuare ad indagare, per scoprire, anche quello che non si stava cercando, l’impensabile, come un pozzo nascosto nel deserto

Le immagini del post le ho scattate mentre percorrevo una tranquilla via non in periferia ma sicuramente non del centro cittadino, e ho pensato “Carine! Portiamole nel blog”.
Felice settimana,
grazie della lettura e di essere passati qui.
Bloody Ivy

Togliere le lenti almeno per un attimo è il sogno di tutti gli studiosi, anche se non ci si libera mai del tutto: fanno parte della nostra sostanza, del nostro cervello, dell’anima e del corpo, e quindi l’oggettività ci risulta sempre compromessa. Si cade nelle paranoie di Cartesio, si vagheggia la libertà della colomba di Kant, e alla fine si scopre che tutti quanti abbiamo quello che sulla patente è l’obbligo di lenti… In fondo, basta ricordarcelo più spesso: sbaglieremmo già un po’ meno.
ok… rispondiamo da filosofo. Perché è il primo insegnamento che ci è stato dato. Il conosci te stesso. Per vedere il mondo è necessario conoscere se stessi e non è affatto un’impresa facile né veloce. Anche perché mano a mano che riusciamo a vederci allo specchio e, a parlare di riflesso come concetto non si finirebbe più, figuriamoci in un commento, quindi andiamo oltre (ok anche sull’andare oltre non si finirebbe più).
Per dirla sulla falsa riga di Jasper (cito filosofi sono perché mi pare li conosca e gradisca) si arriva all’Existenzerhellung cioè il conoscere meglio se stessi che è anche e contemporaneamente una chiarificazione delle quaestiones di volta indagate sul mondo, e la visione di altri possibilia inerenti.
quindi tutto oscilla fra la visione interiore di noi stessi e la visione esterna sul mondo.
è un viaggio che dura tutta la vita e forse di più.
grazie del bel commento.
ps: Ok, Cartesio ha fatto un errore, su questo ne hanno scritto saggi a partire da Damasio. Ma perdoniamolo dai, anzi rigraziamolo. Perché dal suo errore abbiamo imparato molto 😉